Canelli - 15 aprile 2023, 12:00

La questione canellicentrica e la capacità di progettare la cultura

Come raccontare storia e spirito creativo di un paese che diventa bussola di una vita intera? Ne abbiamo parlato con Massimo Branda.

Una passeggiata didattica sulla Sternìa organizzata da Memoria Viva alla scoperta dei tesori di Canelli.

Nel punto in cui si incontrano le propaggini collinari di Langhe e Astigiano, terra ibrida e insieme estremamente connotata, sono tanti a soffrire – silenziosamente – di una sindrome tutta autoctona, riconosciuta e finalmente definita: canellicentrismo. L’esperto che ha di recente dato nome a questa curiosa condizione è Massimo Branda, canellese “ritornato”, laureato in Economia e Commercio e per molti anni dirigente industriale itinerante in diversi paesi europei.

In un bel contributo sulla rivista Kaiserpanorama, Branda racconta dell’ossessione che lo accompagna da sempre, una malinconia latente che ripercorre attraverso le vicende della città: la tradizione vitivinicola, la pubblicità d’epoca che fece la storia della grafica, genesi, vita e morte della rievocazione storica dell’Assedio, il genius loci della tecnologia enomeccanica, l’architettura storica e gli scorci sulla Sternìa impressi nella retina, come matrici visive di ogni canellese. Canelli come una stella polare, un nord verso cui puntare la bussola, metro di misura unico e universale, qui come a Tokyo, Berlino o New York.

Analista attento delle dinamiche cittadine, Branda oggi si impegna nel volontariato culturale e civico come Segretario dell’Associazione Memoria Viva e social media manager delle pagine Facebook Mia Canelli, Comitato Su il Sipario, Succede a Canelli e alcune altre. Il tutto con l'unico (ironico) obiettivo “di dimostrare la superiorità canellese rispetto alla vicina Nizza Monferrato” (cui, in realtà, vuol bene).

Massimo, come sta la cultura a Canelli?

È mia impressione che la cultura a Canelli sia da molto tempo uscita dalle priorità dell’Amministrazione. L’ultimo a occuparsene attivamente e con continuità da sindaco è stato, credo, Oscar Bielli.

Ricordo che un membro dell’Amministrazione che chiuse il Teatro Balbo — prima di essere costretta a riaprirlo dal Comitato Su il Sipario, un’iniziativa di privati cittadini — soleva dire che la cultura non porta voti. Coerentemente, le ultime Amministrazioni hanno pressoché abbandonato la materia, lasciando ai volontari delle associazioni e della Biblioteca il compito di tenere acceso il lume della cultura in città, erogando ogni anno qualche centinaio di euro per associazione. In alcune occasioni istituzionali, sono le associazioni che si fanno carico di gestire iniziative che in altri centri sono direttamente gestite dal Comune. In questo modo, credo che il Comune di Canelli riporti a casa, con margine, i contributi erogati.

Negli ultimi tempi però sembra esserci un risveglio d’interesse, che spero sia sostanziale e duraturo. A breve vedremo un frutto tangibile di questa ripresa.

Puntare sulla cultura offre, a mio parere, un duplice vantaggio: si rafforza il tessuto sociale della collettività e si attirano attenzioni dall’esterno. Voglio solo citare un esempio che conosco bene, quello della mostra Dalla Resistenza alla Costituzione di Memoria Viva, che dal 2016 gira l’Italia portando il nome di Canelli ovunque e ricevendo il plauso della Presidenza della Repubblica, oltre a quello del Presidente della Regione Piemonte.

Canelli è uno dei luoghi più letterari d’Italia, al centro di due tra i maggiori romanzi italiani del secolo scorso, La luna e i falò e Una questiona privata. Abbiamo, quindi, luoghi pavesiani e luoghi fenogliani, perché non sfruttare questa centralità? E, poi, ci sarebbe anche Ungaretti…

 

Uno scenario pieno di potenzialità da valorizzare, dunque. Che dire allora della progettazione culturale? Qualcosa di muove? Penso ad esperimenti virtuosi come il Progetto Snodi, attivato grazie ai fondi del Next Generation EU  e recentemente presentato dai Comuni di Guarene, Neviglie e Piea

Il problema fondamentale è che, oltre al disinteresse generale verso gli eventi, mi sembra sia mancata la competenza progettuale in ambito culturale. L'unica azione di lungo periodo avviata negli ultimi anni è stata la Via degli Innamorati, frutto però dell'iniziativa di un'associazione, il Club per l'Unesco di Canelli. Negli ultimi due anni, inoltre, c’è stata la sorpresa molto positiva del festival Terre da Film, che in prospettiva potrà fare di Canelli un punto di riferimento nel panorama dei concorsi cinematografici.

Proprio a proposito di cinema, a Canelli avevamo un autentico gioiello che si chiamava Nuovo Cinema Canelli, ora “dormiente”. Un'Amministrazione interessata alla cultura avrebbe chiamato i responsabili e li avrebbe incoraggiati a continuare, trovando magari le modalità migliori per sostenerli. Invece, nulla. Confido, comunque, che il risveglio d’interesse che mi è parso di notare duri nel tempo.

 

Come mai questo atteggiamento secondo lei?

Credo sia un fatto che all’interno della maggioranza ci sia stato, oltre al poco interesse verso la materia, il timore di dare visibilità a persone non ritenute politicamente vicine. Questo evidentemente non ha aiutato.  Negli ultimi anni ci sono state iniziative e studi, anche notevoli, che hanno riguardato Canelli che non hanno attirato minimamente l’attenzione dell’Amministrazione. Sono certo che in altre città a noi vicine non sarebbe andata così.

C’è poi un secondo problema, quello della comunicazione: soffriamo un po’ tutti della scarsa propensione della nostra Amministrazione a comunicare in modo efficace anche in campo culturale.

 

A Canelli abbiamo due Pro Loco, una rarità

E sono una ricchezza! Pensi che nel 1963, la Pro Loco di Canelli promosse il primo Premio Cesare Pavese, con una giuria che raccoglieva il gotha della cultura italiana dell'epoca: personalità del calibro di Italo Calvino, Giulio Einaudi ed Elio Vittorini. Ne abbiamo parlato qui su Mia Canelli.

 

Cosa immagina quindi nel futuro scenario culturale della città?

Sogno una (o, perché no, anche due) Pro Loco che, accanto all’attività di promozione enogastronomica, si occupi anche di cultura, in collaborazione con la Biblioteca e con le varie associazioni attive nel settore, che non sono poche.

Oltre a quelle già citate – Club per l’Unesco e Memoria Viva Canelli – penso a Colline 50, all’UniTre di Canelli, alla Banda Città di Canelli e a Valle Belbo Pulita, che spesso si occupa anche di cultura, e infine alla C.i.a. Comics, Illustrations and Arts, un'associazione di brillanti artisti grafici. Spero di non dimenticarne nessuna. Così come auspico per il futuro l’impegno di sempre più giovani nel volontariato (culturale o meno) e, perché no, anche in politica.


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