Per accompagnarti nella lettura di questa intervista ti consiglio la canzone You're in my heart, di Rod Stewart, contenuta nella playlist "Orgoglio Astigiano" su Spotify
Chissà perché, quando si parla del mondo accademico, si ha come la sensazione di un ecosistema a parte, che si prende troppo sul serio.
Preconcetto assolutamente sbagliato. Prova ne è stata la chiacchierata tra me e Fabrizio Aimar, architetto astigiano che vive a Tirana, in Albania.
Inizio subito con il dire che, da qualche tempo, le storie di Orgoglio Astigiano sono protagoniste di un passaparola incredibile. Il mio Messanger e il mio Whatsapp, ma persino le mie mail, hanno iniziato a riempirsi di richieste di persone che non conoscevo prima e che mi segnalano le loro storie. Stiamo facendo rete.
Fabrizio, già membro del Consiglio dell'Ordine degli Architetti PPC della Provincia di Asti, da oltre un anno vive e lavora a Tirana, presso l'Università Polis, di cui è Lecturer e Capo Dipartimento dell'area Architettura e Ingegneria Edile.
Fabrizio, che anno è stato il 2022 per te?
Ho avuto il piacere di co-curare l'evento biennale e internazionale "Tirana Architecture Weeks" 2022, intitolato "Going high! The pros and cons of city verticalisation". Si è parlato molto del tema dei grattacieli nel contesto internazionale, con un focus su cosa sta accadendo a Tirana. Devi sapere che Tirana ha una chiara e vivida spinta alla verticalità attraverso la costruzione di nuove torri.
Che tipo di evento è stato?
È sicuramente il più importante dell'Albania nell'area dell'Architettura. Durante questa manifestazione, abbiamo avuto 22 keynote speakers da USA, UK, Cina, Italia, Germania, Spagna, Brasile ed Israele, organizzato 26 workshops con Professori invitati da Grecia e Italia a supporto del nostro staff, oltre a 8 eventi sociali.
Come ti trovi a Tirana? Che ambiente è?
È una città molto dinamica, viva, in forte crescita. Ho deciso di vivere e lavorare qui dopo aver colto un'ottima opportunità che mi era stata offerta, dopo aver lavorato per anni in Italia come libero professionista. Vivo qui da settembre 2021.
Che opportunità ti ha dato e ti sta dando Tirana?
Diciamo che quando sei all'estero in qualche maniera rappresenti anche la tua città e il tuo paese. Qui ho avuto l'opportunità di conoscere persino il presidente Mattarella, durante la cerimonia di insediamento del presidente albanese. In qualche minuto sono riuscito a raccontargli la mia esperienza da docente. E poi sono stato invitato a partecipare al Derby del Cuore.
Ti manca l'Italia? Ti manca la tua Asti?
L'Italia quando la vedi da fuori è un qualcosa di meraviglioso. Quando ci vivi spesso non te ne rendi conto, non ci fai caso. Quando ti allontani, però, ti manca la cultura, il cibo, il modo di fare delle persone. Asti mi manca, è un posto bellissimo e lo abbiamo capito tardi. Dovremmo imparare ad apprezzare di più le cose che abbiamo, vederle con occhi disincantati, riscoprire la bellezza come i bambini, emozionarsi per le piccole cose. Apprezzare il bello che non è scontato.
Sei tornato da poco da noi?
Sì, e mi ha fatto estremamente piacere. Mi hanno invitato per "Io agisco", ho tenuto la lectio magistralis. Poi, in media, torno una volta al mese, mese e mezzo, per venire a trovare la mia famiglia, che vive ad Asti.
Sei solo in Albania?
All'inizio sono partito da solo, ma poi mi ha raggiunto mia moglie, che ora vive qui con me a Tirana.
Il ricordo d'infanzia a te più caro legato ad Asti?
Sicuramente l'estate trascorsa spesso nel Canellese con la mia famiglia. In generale, credo che vivere in provincia ti dia modo di pensare a cosa vuoi fare davvero. Spesso viverci viene visto come qualcosa di limitante: credo sia il contrario. Le realtà di provincia ti permettono di capire davvero chi sei, per poi raggiungerlo. Una possibilità che le grandi città difficilmente danno, essendo un bombardamento continuo di stimoli.
Cosa ti ha dato l'Albania che l'Italia non ti ha dato?
Io ero un libero professionista e in Italia ho sempre lavorato. Quando ho capito di volermi dedicare al mondo accademico, l'Albania mi ha subito dato la possibilità di essere operativo. È un paese giovane che non ha paura dei giovani. In Italia c'è sempre questa remora del troppo giovane: qui mi hanno dato fiducia. Essere capo dipartimento a neanche 40 anni in Italia non sarebbe stato possibile. Per questo oggi molti italiani vengono in Albania per lavoro: è un paese dove la crescita è continua e permette cose interessanti.
Un consiglio ai giovani astigiani?
Buttatevi, perchè se cominciate a ragionarci troppo diventa una gabbia dalla quale non uscirete con facilità. Molti hanno paura di fare il primo passo, ma è nella nostra storia cercare opportunità, andare oltre all'orizzonte che ognuno di noi vede. Non bisogna avere paura, serve avere fiducia nei propri mezzi: le cose si imparano anche facendole. Rincorrete i vostri sogni e siate determinati nel raggiungerli.
Fame... fame di farcela
Un messaggio bellissimo, che ogni giovane dovrebbe ripetersi come un mantra nella testa. Ogni giorno. Perchè rincorrere i propri sogni non è un reato: non bisogna sentirsi sbagliati se si avverte questo desiderio. Non è colpa: è solo consapevolezza, fame di farcela.
È stato difficile ambientarsi in Albania?
Non è mai facile se sei lontano da casa. La lingua che si parla qui non è solo l'inglese. Impari quindi a essere molto flessibile e a parlare italiano, inglese e albanese.
Torneresti ad Asti?
Bella domanda... Ci torno ogni tanto per la mia famiglia e ogni volta farlo è bellissimo. In futuro chi lo sa.
E quando torni in Italia cosa ti piace mangiare?
E' una banalità ma... mangiare una buona pizza! Il gusto di una pizza italiana lo associo a momenti felici, con amici. Ed è bellissimo.
Cosa pensi serva ad Asti per valorizzarsi maggiormente?
La vita in provincia è un po' lenta. Quando torni da Tirana ti rendi conto di questa caratteristica. Credo serva più voglia di mettersi in gioco. Quando ero nell'Ordine Architetti avevamo deciso di promuovere il progetto delle architetture sottili, progettando interventi di 'agopuntura urbana' in 16 aree della città, a basso budget. Nessuno di questi venne mai realizzato: ci fu grande interesse ma nessuna azione. Dico questo non per polemica, ma per condividere una riflessione. Sono state occasioni perse che, insieme ad altre, possono portare a una perdita di identità: peccato, perchè Asti è bellissima. Così facendo si perde competitività: serve costruirsi un'identità comune, ma servono ricordi comuni per una Asti futura. Nel concreto, Asti ha bisogno di iniziative che rimangano sul territorio, per darsi nuova linfa.
Il videosaluto agli amici de "La voce di Asti"
Chi è Fabrizio Aimar
Fabrizio Aimar, Architetto e Dottore di ricerca in “Urban and Regional Development” presso il Politecnico di Torino. Da ottobre 2021, è Lecturer e Capo del Dipartimento di Architettura e Ingegneria Civile presso la Facoltà di Architettura e Design della Polis University, Tirana, Albania.
Dal 2009, i suoi scritti compaiono in diverse testate di settore, sia nazionali che estere, tra cui Il Giornale dell’Architettura, Teknoring (ex architetto.info e ingegneri.info), C3 e Wired. Le sue attività di studio e ricerca sono state oggetto di articoli e interviste da parte di quotidiani a carattere nazionale, quali La Repubblica, Avvenire e La Stampa.
È stato Visiting Researcher presso ICCROM (IT, 2020) e guest lecturer presso l’Università di Auckland (NZ, 2015), di Portsmouth (UK, 2017) e dell’Hertfordshire (UK, 2018). Inoltre, è stato relatore di seminario accademico presso il DISAFA dell’Università di Torino (IT, 2016), presso l’Università degli Studi del Molise (IT, 2022) e relatore presso la Scuola di Specializzazione in Beni Architettonici e del Paesaggio del Politecnico di Torino (IT, 2016-2020). È stato membro della Final Review dell’Advanced Research Lab presso la Texas A&M University (USA, 2022).
Inoltre, Fabrizio Aimar è stato relatore invitato al XXVIII Salone Internazionale del Libro di Torino (2015) e alla Camera dei Deputati del Parlamento italiano presso Palazzo Montecitorio a Roma (2015). Eletto Consigliere dell’Ordine degli Architetti P.P.C. della Provincia di Asti per il periodo 2017-2021, precedentemente è stato membro della Commissione Cultura dal 2010 al 2016.
Dal 2018, è membro dell’Osservatorio del paesaggio per il Monferrato e l'Astigiano, mentre dal 2022 del Comitato Scientifico del Centro Studi per lo Sviluppo Rurale della Collina dell'Università degli Studi di Torino. Dal novembre 2019 al marzo 2022 è stato collaboratore del Responsible Risk Resilience Centre (R3C) del Politecnico di Torino. Nel 2020, è stato membro di giuria del premio IN/ARCH 2020 – Regioni Sicilia e Calabria. Nel 2021, viene nominato membro dell’Advisory Board del Padiglione Italia presso la 17a Mostra Internazionale di Architettura di Venezia.
Nel 2009, è stato insignito del Premio per tesi di laurea “Arch. Carlo Alberto Bordogna”, indetto dal Politecnico di Torino, mentre nel 2021 della Borsa di Studio straordinaria “Roberto Genta” per la sua tesi di Dottorato, bandita dalla Curia Vescovile di Asti in collaborazione con il consorzio Asti Studi Superiori."