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Al Direttore | 23 dicembre 2022, 16:26

"La scritta Asti? Prematura". Lo sostiene Ambiente Asti dopo l'esclusione dai finanziamenti del progetto 'Distretti del commercio'

"Questo mix di collaborazione che ha portato al 13° posto tra i non sufficienti, sembra la dimostrazione del fallimento del patto consociativo tra ente locale e Ascom"

MerfePhoto

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Un bando regionale in cui arriviamo tredicesimi tra i non sufficienti, uno 0% finanziato e quindi un fallimento totale
L’esclusione dai finanziamenti del progetto presentato dal Comune di Asti, appoggiandosi alla consulenza dell’Ascom, ha portato i redattori del progetto a chiedere spiegazioni del perché.

A poco vale quando si progetta, chiedere conto dell’esclusione.

O il progetto è fatto bene, innovativo, chiaro o non è certo la richiesta “politica”, o la rivendicazione politica a poter assicurare in futuro di farcela.

Come si spiega che in tutto il Piemonte solo la provincia di Asti è stata “bocciata” dalla Regione? E se alcuni Comuni della Provincia si sono distinti Asti è andata male, proprio male.Eppure una sinergia consociativa tra sindaco (che ha radici ed è radicato in Ascom) e Ascom stessa  non ha funzionato.Un vecchio adagio dice di non dire “Gatto, finchè non lo hai nel sacco”, invece il finanziamento pareva certo, addirittura campeggiava presso il Parco della Resistenza, o veniva sbandierato nelle riunioni coi commercianti.L’esordio e forse in parte la centralità del progetto stesso un parco, quello della Resistenza, da riorganizzare, perchè l’esordio del distretto è atterrato proprio lì con l’inizio della riqualificazione dei giardini della Resistenza e la gigantesca scritta Asti , con foto di politici annesse. Insomma il progetto sembrava mettere insieme riqualificazione di aree, che spetterebbero al programma della giunta, più contributi al commercio.Si sa che però un progetto dovrebbe avere un carattere innovativo, allora ci si chiede quali aree connesse al commercio fossero previste..Questo mix di collaborazione che ha portato al 13° posto tra i non sufficienti, sembra la dimostrazione del fallimento del patto consociativo  tra ente locale e la più importante associazione di categoria.

Notizia che arriva proprio quando il commercio della città  è in crisi: collegato anche alla crisi del mercato settimanale oggetto di continue riorganizzazioni,  la crisi nazionale e internazionale, un commercio sempre più asfissiato dall’atterraggio di Centri Commerciali.

Ma mentre piccoli progetti sul commercio non vengono finanziati, i progetti mastodontici di aree L2 atterrano facilmente.

In una situazione di negozi del centro, in percentuali altissime, chiusi, permangono esperienze significative e di valore.

Diciamo subito che le cifre erano briciole, rispetto a ciò che i flussi commerciali concorrenziali della GDO sottraggono a distretti commerciali del centro.
Ci  si chiede se la classe dirigente che ci governa e che ci amministra è capace di collaborazioni, di sinergie che costruiscono progettualità competitive.

A fronte di un'opportunità è sotto gli occhi di tutti  l'isuccesso del Comune e dei partner progettuali nel riuscire a fruire di risorse disponibili.
Forse sarebbe meglio affidarsi a terzi che magari a fronte di un costo maggiore di progettazione di gestione  potrebbero portare qualcosa di significativo sul territorio?

Anche in questo caso soggetti esterni, che progettano lo fanno su bisogni e capacità di fissare obiettivi, proposte chiare dettate dal decisore politico e dalle associazioni di categoria.
E ci si domanda come sia possibile che il commercio, collegato a tutti i settori economici dall'agricoltura, al tipico, al culturale, alla tipicità del territorio non sia riuscito ad ispirare un progetto “sufficiente” nel Bando Regionale.

Altri Comuni, hanno invece presentato progetti non finanziati, ma che hanno comunque superato la soglia, proprio per l’originalità della proposta.
Sarebbe interessante capirne le motivazioni di questa sonora bocciatura.
Le domande sono molte. Quali e quanti contributi sarebbero stati destinati a imprese e con che caratteristiche? Si puntava a Start up? A sostenere imprese innovative dal punto di vista della sostenibilità, dell’apporto culturale, del legame con turismo, tipicità, narrazione del territorio?

Gli interventi di riqualificazione connettevano realtà commerciali, attive o futuribili in spazi della città interessanti dal punto di vista storico, turistico, o andavano a colmare interventi che la città avrebbe comunque dovuto realizzare?

A prima vista le altre città finanziate, hanno idee progettuali con narrazioni, impatto sui territori molto più chiaro.
In assenza di queste informazioni, però non si può non notare una superficialità nel considerare già incassato il bando, il comunicarlo e l’insuccesso che il commercio astigiano non merita.

Ambiente Asti

Al direttore


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