Per accompagnarti nella lettura di questa intervista ti consiglio la canzone Hit the road Jack, di Ray Charles, contenuta nella playlist "Orgoglio Astigiano" su Spotify
Dovete sapere che da quando ho conosciuto Giulia per la prima volta, i nostri sporadici ma bellissimi incontri sono sempre stati un vicendevole scambio di esperienze.
Non poteva che essere così anche l'ultimo incontro, quello davanti a un caffè, per organizzare quest'intervista.
Giulia Soriani, 28 anni, fa la ghostwriter. Tempo fa mi aveva raccontato l'inizio della sua avventura. Ne ero rimasta così affascinata, che non potevo non far conoscere anche a voi il suo fantastico mondo.
Andiamo per gradi, però. Siamo sedute davanti a un caffè e ci raccontiamo. Non ci vedevamo da un po'. A un orecchio superficiale, possiamo sembrare colleghe. In effetti, abbiamo molto in comune, ma vi assicuro che il suo mestiere ha un quid di futuristico che ogni volta mi spiazza.
Giulia, partiamo dall'inizio. Che studi hai fatto?
Ho frequentato il liceo artistico: lo farei altre mille volte perchè qui ho conosciuti gli amici che ho da sempre. Benchè sia stato un percorso stimolante, a livello scolastico non ho ricevuto tanti strumenti. Ho sempre saputo cosa volevo fare da grande ma...
Parliamo della tua passione per la scrittura. Quando è nata?
Scrivo da quando ho memoria. Ho scritto il mio primo libro a 8 anni, si chiamava “Le perle incantate”, lo avevo salvato sul Floppy disk. Era la brutta (ma proprio brutta eh) copia del Signore degli Anelli, ero patita di quel mondo. Alle elementari scrivevo sceneggiature da fare nell’intervallo con le amiche. La scrittura era un’ossessione fatta e finita: non sono mai riuscita davvero a trovare un lavoro in cui mi adattassi al sistema capo-dipendente.
Quali sono stati i tuoi primi lavori, una volta terminati gli studi?
Il primo lavoro è stato aiutare l'azienda di famiglia: mio padre ha un negozio di cornici ad Asti. L'ho fatto per cinque anni. In questi cinque anni, al mattino lavoravo alla stesura del mio romanzo, "La Driade e la Strega", sotto lo pseudonimo di Cornelia Longo, e al pomeriggio lavoravo in negozio. Dopo quattro anni di lavoro intenso sono riuscita a pubblicarlo. Dopo ho fatto la commessa in un negozio di telefonia: stipendio ottimo, una vita nuova, ma mi stavo logorando, non riuscivo a stare in equilibrio con me stessa. Stavo morendo dentro. Non era proprio per me quel mondo. Ti svegli e fai sempre la stessa cosa, non c’è emotività. Trovarsi catapultati in un mondo senza emotività è bruttissimo. L'ho fatto per un paio d’anni.
E poi cos'è successo?
Sono arrivata a pensare che sarebbe stato meglio non avere questa passione così forte per la scrittura. Ho toccato quasi un livello di depressione: non ero più io e ho mollato tutto dall’oggi al domani. Parlai con un mio caro amico. Gli dissi: "io voglio vivere di scrittura". Lui mi rispose: "Ma ce la farai?". Ricordo di avergli detto: "Se non ci provo non lo saprò mai". Così decisi di fare il mio salto nel buio.
Quando parla di questo salto nel buio, Giulia mi fa tornare alla mente cosa significhi davvero buttarsi in uno spazio profondo, senza sapere quando si toccherà di nuovo terra. Un sentimento che anche io ho vissuto e vivono sempre più spesso i giovani come noi. Il problema è che non sempre va a buon fine.
Dopo che ti sei licenziata cosa hai fatto?
Ho iniziato a fare ricerche su piattaforme dedicate al ghostwriting, inviando le mie candidature per alcuni lavori. Ho iniziato a comporre saggi. Questa avventura inizia tre anni fa. Stavo scoprendo un mondo totalmente nuovo.
E dopo la saggistica?
Dopo la saggistica trovo persone che mi affidano i loro romanzi: principalmente le biografie, un grande classico del ghostwriting. Ho lavorato su storie molto belle: ho scritto biografie sulla mafia, ho composto l'autobiografia di una mamma, che aveva l'obiettivo di chiedere scusa al primo figlio per le tante attenzioni rivolte al secondo, affetto da un brutto male.
Deve essere bellissimo poter entrare in empatia attraverso le parole e le storie
Capivo il suo malessere: forse è stato il libro che mi ha permesso di entrare di più in contatto con la committente. Mi piace scrivere di vita vera, vita che spesso viene nascosta. Scrivo storie scomode e mi contattano da tutta Italia.
Ora a cosa stai lavorando?
Sto scrivendo un libro storico: un romanzo ambientato nel Novecento, sto scrivendo di un antenato del committente. E' un progetto molto difficile e ambizioso. E poi, sto per iniziare il racconto della vita di una persona che ha viaggiato in 120 paesi. Il committente vuole in qualche modo scusarsi dell’assenza alla famiglia, per i viaggi di lavoro.
Vivere mille vite, avere una finestra sui sentimenti
Fermiamoci un attimo. A Giulia ho chiesto di darmi una definizione ufficiale e una ufficiosa del suo mestiere. Del ghostwriting. Sentite qui.
Ghostwriter letteralmente significa scrittore fantasma. È la professionista che cede la paternità dell’opera completamente ad altra persona o società. Ne usufruiscono privati, personaggi pubblici, casa editrice. Per me essere una ghostwriter significa essere una confidente-psicologa. Per me è un contatto col mondo esterno, è un contatto intimo col mondo esterno, una finestra sui sentimenti, sulla vita. Leggo poco a causa del tempo che manca, ma vivo mille vite grazie ai miei committenti.
Quanto è o è stato importante il territorio dell'Astigiano nella tua produzione?
Asti mi piace, sono affezionata alla città ma a livello di influenza o ispirazione non mi ha dato nulla. Nizza Monferrato, invece, ha inciso molto su di me. È stato toccante per me vivere a Nizza: ho amato i colori delle vigne, la trasformazioni della natura in base alle stagioni. Ho visto panorami mozzafiato, mi sono innamorata di quegli scorci. Avevo la scrivania davanti a una finestra, da cui vedevo le stagioni passare e mi incantavo a guardare quelle colline e quelle vigne.
Ci sono ancora molti pregiudizi in Italia su questo mestiere che, anzi, credo sia anche poco conosciuto
Sì esatto, in America non è affatto così. Diventare famosi come ghostwriter in Italia è impossibile, in America è fattibile. In più, molte persone lo trovano immorale. C’è dissenso, perché per molti non è corretto far uscire un libro con il proprio nome, se lo ha scritto un'altra persona. Spesso la mia figura viene vista come sfruttata, ma non è vero.
Ecco, ti faccio la domanda più banale che potessi farti. A lavoro pubblicato, non ti dà fastidio vedere la firma di Pinco Pallo anzichè la tua?
No. Mi vengono i nervi quando vedo che questo libro scala le classifiche: penso che potrebbe essere mio e quindi, obiettivamente, qualche pensiero in quel caso me lo faccio. Ma in linea di massima no, ho fatto una scelta consapevole. A me basta scrivere, perché è la mia ossessione. Dammi qualcosa da scrivere e io scrivo. È il mio terreno. Mi appassiono sempre, di qualunque cosa. Solo così posso entrare in contatto con realtà che non avrei mai conosciuto. Trovo sia molto affascinante che le persone si confidino con me. Mi fa uscire dalla comfort zone: scriverei sempre solo libri che piacciono a me, non tratterei temi storici, non scriverei di malattie… ma per gli altri ti devi mettere in gioco. Sono sfide che mi fanno crescere: non ne ho mai scritto uno simile all’altro.
Per la serie, domande banali e dove trovarle: quanto tempo richiede scrivere un libro per un'altra persona?
Sono meteoropatica: scrivere richiede tantissimo slancio emotivo. Se non sei concentrata perché fuori piove e devi raccontare cose belle, passo automaticamente a un altro lavoro. Quindi lavoro spesso su più fronti: adesso ne ho tre in stesura. Non è sempre possibile capire le vere tempistiche, ogni lavoro è diverso dall'altro. Magari un capitolo lo scrivo in 10-15 ore, ma poi c’è l’editing, bisogna controllare che non ci siano incongruenze, c'è ancora un sacco di lavoro da aggiungere. Questo è un lavoro che richiede tanta preparazione: ti devi informare prima di dedicarti alla stesura. Tra i lavori a cui mi sto dedicando ce n'è uno per cui sono partita da una pagina e mezza, fornita dal committente. Da quella pagina e mezza ci sto scrivendo un romanzo.
Quanti romanzi hai pubblicato come ghostwriter?
Tre pubblicati, uno finito, due in fase embrionale e quattro interrotti.
In che senso interrotti?
Principalmente per motivi economici, i progetti non sono andati avanti. Uno di questi era un lavoro per una persona famosa, molto arrogante. E' stata la mia esperienza peggiore come ghostwriter. Ed è stato anche il motivo per cui, poco dopo, ho rifiutato di stendere il libro di un’alta carica politica attuale, oltre che per mancanza di competenze di economia e politica.
E la vita privata? Come ha reagito la tua famiglia al salto nel buio?
Mio papà e il mio primo fan, mi ha sempre sostenuta e ha tutti i miei libri in negozio, oltre a essere l’unica persona della mia famiglia che ha letto tutto ciò che ho scritto. La mamma, invece, ha fatto più fatica ad accettare un lavoro in qualche modo non fisso: inizialmente lo vedeva come un lavoro non sicuro. Ora, però, ha capito l'unicità della mia professione ed è felice. Il mio compagno ama il mio lavoro. Ho la fortuna di vivere con una persona che capisce perfettamente le mie esigenze di lavoro e le valorizza moltissimo.
Spero che la storia di Giulia abbia trasmesso anche a voi quello che ha trasmesso a me. La sua storia mi ha dato speranza e forza, mi ha ricordato che non sempre si deve pagare dazio solo perchè sulla propria carta d'identità c'è scritto "giovane". Il sorriso che oggi ha Giulia ci deve ricordare che la vita è una sola e non possiamo permetterci di viverla da insoddisfatti. Di quelli ce ne sono già troppi.
Chi è Giulia Soriani
Mi chiamo Giulia, in arte “Cornelia Longo”, e sono un’autrice e una ghostwriter di professione. A oggi ho pubblicato quattro libri (in vendita su Amazon): un fantasy intitolato “La Driade e la strega”, un noir intitolato “Le fatalità di Clove”, un’antologia di racconti intitolata “I racconti delle anime perdute” e una raccolta di aneddoti comici intitolata “Storie di una commessa di telefonia”.
Come ghostwriter, invece, ho concluso tre romanzi biografici e oltre cinquanta saggi brevi.
Attualmente mi sto dedicando alla stesura di alcuni progetti editoriali molto ambiziosi di cui sono orgogliosa di fare parte.
In passato ho scritto per la nota azienda di Trivago, come copywriter junior, e ho intrapreso diverse collaborazioni occasionali con privati e aziende.
Il saluto agli amici de "La voce di Asti"