Sanità - 29 ottobre 2022, 12:40

A Roma si manifesta per il diritto alla salute. Protesta di Fp Cgil, Cisl Fp, Uil Fpl, Fials e Nursind. "La sanità se non la curi non ti cura"

Nutrite anche le delegazioni astigiane. La giornata si è aperta con il flash mob "Salute per la pace". "I prossimi mesi decisivi per il futuro della sanità"

Oggi la sanità italiana è scesa in piazza a Roma, dove lavoratrici e lavoratori stanno manifestando in piazza del popolo.

La protesta promossa da Fp Cgil, Cisl Fp, Uil Fpl, Fials e Nursind, ha come obiettivo quello di rivendicare interventi urgenti, garantire maggiori risorse per il fondo sanitario nazionale, lottare contro le esternalizzazioni ed i limiti dei tetti di spesa per il personale, ma anche a chiedere assunzioni e stabilizzazioni, adeguate risorse contrattuali, spazi per la contrattazione decentrata e la valorizzazione del personale, misure per l’integrazione fra pubblico e privato e fra sanitario e sociale.

Nuovo contratto certificato dalla Corte dei Conti

La Corte dei Conti intanto ha certificato il nuovo contratto e a breve ci sarà la firma definitiva dopo la quale saranno riconosciuti gli aumenti e gli arretrati.

“I prossimi mesi e anni – affermano i segretari generali di Fp Cgil, Cisl Fp, Uil Fpl, Fials e Nursind, Serena Sorrentino, Maurizio Petriccioli, Michelangelo Librandi, Giuseppe Carbone e Andrea Bottega -  saranno decisivi per il futuro del servizio sanitario nazionale. Le cause che vanno ricercate nelle politiche sanitarie degli ultimi 20 anni che, nel tentativo di contrastare l’espansione del debito pubblico, hanno di fatto tagliato indiscriminatamente le risorse destinate alla sanità (37 miliardi in un decennio), determinando una fragilità del sistema che ha rischiato di essere travolto dalla crisi pandemica. Unico argine alzatosi a contenere il disastro: il lavoro e il sacrificio, in troppi casi fino alle estreme conseguenze, delle lavoratrici e dei lavoratori, delle professioniste e dei professionisti della sanità, pubblica e privata”.

La Sanità se non la curi non ti cura

"La Sanità, si legge nel depliant della giornata e sulle magliette dei manifestanti, se non la curi non ti cura"

"Le note fragilità del sistema sanitario, messe in evidenza dalla pandemia, non devono essere dimenticate e necessitano di maggiori risorse economiche e professionali. Passato il Covid l'emergenza resta!", raccontano dalla piazza.

“Ad oggi – aggiungono i sindacati dal palco– non essendo utilizzabili le risorse del PNRR anche per la spesa per il personale, è forte il rischio che alla costruzione di strutture e all’ammodernamento del parco tecnologico non possa corrispondere un’adeguata dotazione di personale dipendente. Senza una significativa e duratura inversione di tendenza, quindi, è forte il rischio di una profonda mutazione della natura e della funzione del SSN e un potenziamento sbilanciato verso il sistema sanitario privato”.

La fuga dalle professioni sanitarie

Nel frattempo, mentre le regioni lamentano la mancata compensazione delle maggiori spese sostenute per il covid nel 2021, un personale stremato e disilluso fa fronte quotidianamente alla situazione in un contesto fatto di organici insufficienti, turni massacranti, con quote importanti di personale precario immesso prima e durante la pandemia che – pur potendo in teoria essere stabilizzato anche grazie all’allargamento dei criteri che abbiamo contribuito a determinare – resta spesso nel limbo a causa del permanere sostanziale dei limiti alla spesa in materia di personale e quote importanti di salario messe in discussione, ancora una volta a causa del perverso meccanismo dei tetti di spesa. Si spiega così, semmai davvero fosse necessario dare spiegazioni, la fuga dalle professioni e la scarsa attrattività dei corsi di laurea per le professioni sanitarie: salari ancora troppo bassi, nonostante le importanti novità che abbiamo introdotto nell’ultimo rinnovo contrattuale del settore pubblico, precarietà e carichi di lavoro insostenibili. Così come, specularmente, all’inizio della pandemia si è spiegato l’esodo di lavoratrici e di lavoratori dai settori privati verso il pubblico nella speranza di migliorare la propria condizione.

"Gli esiti della stagione dei tagli che vogliamo definitivamente lasciarci alle spalle - ribadiscono i sindacati - ci parlano di una riduzione degli organici stimata – probabilmente per difetto di 35mila unità solo per il comparto dal 2009 – e di una riduzione dell’offerta di cura, con il numero dei posti letto – solo per fare un esempio – sceso a 3,13 posti letto/1000 abitanti (fonte Ministero della Salute) rispetto al 5,1 posti letto/1000 abitanti del 2000 e al 4,2 posti letto/1000 abitanti del 2012. Una percentuale, in particolare se riferita ai posti letto per acuti, che ha portato l’Italia sotto Paesi come la Serbia, la Slovacchia, la Slovenia, la Bulgaria e la Grecia.

LA SITUAZIONE NELL’ASTIGIANO

In piazza a Roma è presente anche  una buona rappresentanza del NurSind Asti. “Sul fronte delle assunzioni e delle stabilizzazioni - afferma Gabriele Montana, segretario territoriale di NurSind - il nostro  sindacato è impegnato nell’ambito della contrattazione aziendale in Asl-At, dove stiamo chiedendo e lottando per far sì che infermieri ed oss che hanno diritto alla legge di stabilizzazione siano assunti".

"Allo stesso tempo - prosegue Montana – con tanta energia ci stiamo impegnando per far assumere il maggior numero di infermieri, ostetriche ed oss, in virtù delle graduatorie vigenti a tempo indeterminato presenti al momento in Asl At".

La giornata si è aperta con un flash mob: "Salute per la pace"