Tra loro c'è chi, in Pakistan, lavorava nelle fornaci, chi faceva il muratore o il contadino. In comune hanno il fatto di essere fuggiti dalla carestia o dalle tremende inondazioni che hanno distrutto tutto. E l'emergenza climatica sarà il grande fattore che cambierà gli assetti mondiali.
Oggi, 3 ottobre, nella Giornata europea della memoria e dell'accoglienza, nata per ricordare la tragedia di Lampedusa in cui, nel 2013, morirono 368 persone tra donne, bambini e uomini, il "caso" di Asti fa più rumore.
Da 40 giorni in presidio
Ziail Mustafà, Zuber Mohamed, Sufian Ali sono, con una trentina di compagni (a rotazione), da una quarantina di giorni, in presidio sotto la Questura di Asti per diventare "visibili" con l'ottenimento dello status da rifugiato politico.
Parlano solo urdu e Raza, mediatore linguistico, cerca di spiegare le loro istanze.
"Arrivano a piedi o con mezzi di fortuna da Turchia, Grecia, Macedonia, Ungheria e c'è chi è qui da un mese. Fuggono da guerre e alluvioni e non hanno agganci con connazionali. Il loro obiettivo è imparare la lingua per poter cercare di lavorare e serve entrare in un centro di accoglienza".
Dopo la Caritas che, nei giorni scorsi ha iniziato a portare generi di conforto, anche su sollecitazione del vescovo, Marco Prastaro, questa mattina il collettivo sociale 'La Miccia' è intervenuto con una conferenza stampa sul posto.
Una rete spontanea che si batte contro le discriminazioni e che racchiude diverse anime si è confrontata non solo per capire come aiutare ma anche per comprendere la situazione.
Tutto questo è legittimo?
"Ci siamo chiesti - spiegano - se tutto questo fosse legittimo e abbiamo chiesto consulenza legale all'avvocato Maurizio Lamatina che ci ha spiegato che per legge una persona è libera di fuggire e che lo Stato deve garantire accoglienza. La prassi che si è consolidata per le pratiche allunga molto i tempi e questi ragazzi se non hanno documenti non possono accedere ai servizio sanitario, qualcuno sta male e dal pronto soccorso vengono prescritti medicinali che non possono comprarsi. Serve almeno formalizzare la loro presenza".
Il questore Sebastiano Salvo
Il questore, Sebastiano Salvo, premesso che questa sia una vicenda che si presta a strumentalizzazioni, definisce il flusso un "Fuori busta che si verifica in tante questure d'Italia".
Attualmente ad Asti c'è una percentuale di accoglienza alta rispetto ad altre province, sono infatti 850 i migranti accolti nei Cas (Centri accoglienza straordinaria) e se per chi arriva dalla Sicilia la procedura è chiara, diverso è, come in questo caso per chi arriva dalle rotte balcaniche a piedi o con mezzi di fortuna.
"Entrano da Trieste - rimarca il questore - con criteri random e cercano i primi appoggi dai connazionali. Il problema è di tutta la collettività e c'è un problema di saturazione. Nelle code di chi si accampa fuori dalla questura non ci sono mai le stesse persone, gli sforzi per collocarli sono enormi e dall'ufficio immigrazione ogni giorno si parla con loro cercando di privilegiare chi è arrivato prima".
E i numeri raccontano di diverse accoglienze, tenendo conto anche di diverse fragilità.
I numeri dell'accoglienza
A giugno sono stati accolti 13 richiedenti asilo (2 donne e 2 uomini afghani, 2 donne dalla Nigeria, 1 minore dalla Turchia, 5 pakistani e 1 donna dall'Iraq).
A luglio 15 i richiedenti asilo accolti nei Cas (13 uomini dal Pakistan, 1 dalla Nigeria e 1 dal Mali).
Ad agosto sono stati 23 i richiedenti asilo: 18 pakistani di cui 6 minori, 1 uomo del Bangladesh, 1 afghano, 1 donna albanese con una figlia e 1 donna nigeriana.
A settembre 30 richiedenti asilo accolti (28 pakistani tra cui 5 minori e una donna nigeriana con la figlia)
"Si procede gradualmente all' identificazione e ogni giorno ne vengono accolti 2 o 3, chiarisce Salvo, queste persone arrivano da realtà da dove gli può essere riconosciuta la condizione di rifugiato, soprattutto, in questo periodo, per le tragiche inondazioni. Occorre una presa di coscienza collettiva".
Gli interlocutori sono diversi: ovviamente in primis la Prefettura, ma anche il Comune che si occupa di sistemazioni dei minori non accompagnati e il Vescovo per la solidarietà
"Nel turnover non è stato mai mandato via nessuno che avesse bisogno o che avesse fragilità - rimarca il questore -. Asti si muove nel rispetto delle regole. Occorre solo non diventare calamita per tutto il nord".