Riceviamo e pubblichiamo una nota stampa a firma di Marco Castaldo, in merito alla situazione del campo nomadi di via Guerra.
Dall’analisi della condizione attuale risulta chiaro che l’amministrazione in carica non abbia raggiunto i risultati sperati e dichiarati, anzi, la soluzione proposta si è rivelata un profondo fallimento.
Quanto realizzato, infatti, non è stato il “superamento”, bensì la “chiusura” del campo nomadi. Nel primo caso è prevista la costruzione di percorsi di accompagnamento all’uscita dal campo e al reinserimento sociale, mentre nel secondo caso si dichiarano semplicemente abusivi in campi e si abbandonano le persone a loro stesse dicendo: “trovatevi una casa e andate via!” Così i nuclei con più risorse si sono “arrangiati” disperdendosi nel territorio senza un adeguato lavoro di reinserimento sociale, mentre i nuclei più fragili (alcuni con disabili gravi e anziani) sono rimasti nel campo che versa in stato di abbandono e in condizioni igienico sanitarie insostenibili.
Sappiamo bene quanto sia complicato affrontare la questione, ma siamo altrettanto convinti che occorra un progetto ragionato, costruito mediante il coinvolgimento di tutte le forze politiche e sociali sul territorio.
Esistono già esperienze e buone prassi che in altri territori hanno prodotto risultati positivi.
È indispensabile attivare équipe multidisciplinari che prendano in carico le famiglie, negoziando con loro percorsi personalizzati, ma è necessario anche costruire spazi di confronto con i cittadini e le organizzazioni del territorio per promuovere un clima di fiducia e credibilità. Le forze dell’ordine devono, poi, esercitare un costante monitoraggio del campo con una funzione preventiva e non repressiva.
Marco Castaldo, Uniti Si Può, Articolo Uno