Cultura e tempo libero - 26 febbraio 2021, 07:30

Antoine de Lonhy torna a Vezzolano: cinque angeli e una mostra

Dalla presentazioni di dettagli e obiettivi raggiunti di una raccolta fondi, ne esce una storia bellissima, un romanzo a lieto fine, per l’arte e per Vezzolano

Maria Teresa Nicola e una delle tavole di Vezzolano

L’avventura delle tavole di Vezzolano, trovate, per caso, scoperte, ritrovate e ora sulla via della valorizzazione è definibile un bel romanzo. La trama è stata raccontata ieri pomeriggio in streaming, assieme alla dovuta celebrazione dei risultati della raccolta fondi, lanciata a gennaio, per finirne il restauro. Per i più distratti, si parla di due grandi tavole lignee, dipinte su ambedue le facce con temi sacri tra i più classici, Natività, Ascensione, Crocefissione e Resurrezione. Opere della seconda metà del Quattrocento di Antoine de Lonhy, ottimo artista itinerante di quel periodo.

Come ogni romanzo non c’è trama senza personaggi e qui i principali sono ben cinque. La storia inizia con l’illuminata visione, una delle tante, di Noemi Gabrielli nell’affidare le due tavole , a cavallo delle due guerre, dal suo ruolo in Soprintendenza piemontese, a uno dei migliori esperti di Torino, Ettore Patrito, chimico e restauratore all’avanguardia in quegli anni. Proprio in quel periodo, il nostro Guido Nicola ne frequenta il laboratorio per cogliere l’approccio scientifico verso l’opera d’arte e imparare tecniche aggiornate per la pulitura dei dipinti. Patrito muore e lascia tutto al Cottolengo che mette all’asta le varie attrezzature; Nicola, che nel frattempo si era messo in proprio, le acquisisce. Nel recuperarle per il trasporto gli viene chiesto da una delle suore se avesse potuto portare via anche un mucchio di tavole in legno, arrivate con lo stesso lascito. Tra queste le nostre due, praticamente irriconoscibili perché coperte da velinatura spessa ed una anche divisa in tre pezzi. Passano un bel po’ di anni ed ecco che un altro personaggio incide sulla storia: Giovanni Romano, grande storico dell’arte, mancato recentemente, ne coglie valore e autore.

L’ultimo personaggio, che ci riporta all’oggi, è Enrico Eandi, imprenditore di successo, appassionato di lingua e cultura piemontese; mancato nel 2016 ha delegato ad una fondazione di dare continuità all’impegno culturale e sociale che fino allora l’aveva contraddistinto. Fondazione che ha contribuito a chiudere in anticipo la raccolta fondi con un cospicuo contributo.

Moltissimi poi gli altri attori, primi fra tutti i tanti che già avevano aiutato con donazioni volontarie in occasione dell’annuale esibizione dello spettacolare presepe di Maria Rosa Nicola, permettendo di iniziare i primi lavori di pulitura e restauro. E ancora i tanti che hanno versato lo scorso mese, tanto o poco non importa, per restituire a Vezzolano questi due capolavori. Bella storia e bella dimostrazione di quanto sia nel cuore di astigiani e piemontesi l’arte e in particolare l’affezione per questo spettacolare monumento.

Oltre a trama e personaggi serve però, spesso, anche l’occasione, il motivo per mettere in scena. Fortuna che qui c’è pure quello: da luglio prossimo un’importante mostra a Palazzo Madama, a Torino, dedicata proprio al Rinascimento europeo di Antoine de Lonhy, dove non potevano che trovare spazio anche le nostre due grandiose tavole.

Ora la palla è a Nicola Restauri, a correre per riportarle al loro originario splendore e, finita la kermesse torinese, ai tanti che si occupano magnificamente di Vezzolano, nel riportarle con tutti gli onori, finalmente, a casa.

Davide Palazzetti