Costantino Nigra è un personaggio affascinante. Nasce alle porte di Torino l'undici giugno 1828, figlio di Ludovico, chirurgo del paese e di Anna Caterina Revello, orientalista conosciuta in tutto il mondo. Insomma, Nigra nasce da una famiglia in cui ha possibilità di respirare molta cultura e le moderne espressioni artistiche. Costantino trascorre la sua giovinezza a Villa Castelnuovo (oggi Castelnuovo Nigra) con i genitori e i fratelli, ai quali rimarrà sempre legato. In particolare il suo affetto si concentra sul fratello più giovane, Michelangelo, che da bambino viene privato della vista da un occhio proprio a causa di uno spericolato gioco fra le mura domestiche. Nigra si laurea giovanissimo, nonostante debba interrompere il corso di studi nel 1848, quando si arruola nei bersaglieri. Qui viene ferito nella battaglia di Rivoli da una pallottola austriaca ma non sarà questo a fermarlo.
Cambierà infatti per sempre la scena politica europea, grazie alla sua attività di ambasciatore. Prima si fa notare dal Presidente del Consiglio Massimo D’Azeglio, poi diventa braccio destro (e amico fraterno) di Cavour. Nel frattempo prende in moglie Emerenziana Vegezzi Ruscalla e insieme daranno alla luce Lionello, ma il matrimonio non funziona e i due si separano presto. Nigra è un uomo molto bello, dotato di fascino e carisma. In breve diviene il personaggio del piccolo regno di Sardegna e sarà molto vicino all'imperatrice Eugenia, la quale non vedeva così di buon occhio gli italiani; Costantino rappresenta una valida eccezione e su questo rapporto tanto si è parlato all'epoca suggerendo una relazione amorosa tra i due, sempre però negata. La sua vita è dunque ricca di aneddoti e curiosità. Leggende a parte, possiamo dire che - oltre a essere un abilissimo diplomatico – Nigra è un brillante pensatore: appassionato di musica e letteratura, si dedica alla ricerca filologica della cultura canavesana e traduce persino Catullo. L'opera più altisonante che giunge a noi è però "I Canti popolari del Piemonte" a cui Costantino Nigra dedica molti anni della sua vita sistematizzando antiche canzoni di cultura popolare. Sono proprio i canti (rime, strambotti e cantilene) ad appassionare il diplomatico torinese.
Apparsi per la prima volta nel 1888, i Canti popolari del Piemonte, segnarono una svolta profonda negli studi sul folklore popolare in Italia. L’opera è tornata in tutte le librerie arricchita da un corposo apparato introduttivo curato da Emilio Jona, Alberto Lovatto e Franco Castelli, i quali hanno scritto un rigoroso saggio che mette in luce l’opera del Nigra sottolineando come l’opera non tratti canzoni di guerra - come molti potrebbero essere indotti a pensare - ma di ballate che hanno come focus la donna (la barbiera francese, la contadina innamorata, la monacella salvata, l’amante del prigioniero). Sono i micro cambiamenti filologici e musicali del sistema canto a interessare questa nuova curatela; ad esempio, nelle versioni della medesima canzone, alcuni elementi mutano nel tempo: il cavallo diventa treno, il soldato diventa marinaio e così via.
La ballata non è mai uguale a sé stessa: la versione di Carmagnola è differente da quella di Moncalvo che a sua volta è ancora diversa dalla versione di Saluzzo, Casale o Valfenera. La grandiosità dell’opera risiede nel volume (più di mille pagine) e per la presenza di due cd con 155 esempi musicali di ballata popolare, forma musicale la cui caratteristica è quella di raccontare, cantando storie. Interprete di punta del repertorio del Nigra è stata l’astigiana Teresa Viarengo, nata a Scurzolengo e principale testimone delle radici e della cultura popolare piemontese. Il filo rosso, musicale e testuale, di questa monumentale raccolta è – come detto – la donna: violentata, parricida, eroina, fedele, infedele, astuta, ribelle; è protagonista indiscussa di un genere letterario di rara bellezza. L’opera è una pietra miliare nel campo degli studi antropologici e filologici e la nuova edizione, edita da Neri Pozza, può essere considerata un metalibro, ovvero un libro nel libro: solo la curatela introduttiva consta di circa 150 pagine!
Il lavoro dei tre ricercatori è minuzioso e ha richiesto anni di lavoro. Il volume è altresì corredato da un apparato fotografico che per la prima volta, insieme alle voci, mostra i volti dei testimoni (gli “alberi del canto”) e dei ricercatori (da Lomax a Carpitella, da Leydi a Jona e Liberovici a Vigliermo, fino all’astigiano Franco Coggiola) che con loro hanno operato. Studiando il sistema della ballata, il dinamismo dei canti e i modelli melodici, i curatori forniscono la prova inconfutabile della straordinaria tenuta nel tempo di questa raccolta.
Curatore: Emilio Jona, Franco Castelli, Alberto Lovatto
Editore: Neri Pozza
Collana: I colibri
Anno edizione: 2020
Pagine: 1056 p.
Prezzo: 65 euro
Chi è Paride Candelaresi
Appassionato di musica, letteratura e storia ebraica. Iscritto alla Facoltà di Giurisprudenza, gestisco la mia attività fra mille interessi.
Attualmente consigliere comunale e Presidente della Commissione Cultura del Comune di Asti.
Collaboro con le case editrici: fotografo e recensisco libri di autori piemontesi. La mia citazione preferita è "Colui che dominava gli odori, dominava il cuore degli uomini" (Il profumo, Patrick Süskind).
Lettore compulsivo e Instagram addicted.
Seguitemi @leggendoatestaalta