Sanità - 10 novembre 2020, 16:08

Trasferiti al Massaia 25 pazienti Covid da ospedali torinesi ormai al collasso

Con il loro arrivo, salve a 181 il numero di pazienti Covid ad oggi ricoverati, di cui 12 in Rianimazione, cui vanno aggiunti i 30 dislocati presso l'ex clinica San Giuseppe

Tra ieri e oggi, sono stati trasferiti al Cardinal Massaia di Asti 25 pazienti covid provenienti da ospedali torinesi. Pertanto, considerando i nuovi arrivi da fuori provincia, al momento sono 181 i pazienti covid ricoverati, di cui 12 in Rianimazione, cui vanno aggiunti i 30 dislocati presso l’ex clinica San Giuseppe. La scorsa primavera, nella fase di picco dell’emergenza, l’ospedale di Asti era arrivato ad ospitare fino a 206 pazienti (di cui 20 in Rianimazione/terapia intensiva).

“La situazione ad Asti – spiega il Commissario, Giovanni Messori Ioli si può definire lievemente migliore rispetto ad altri contesti piemontesi: per questo è doveroso offrire supporto a contesti in condizioni di maggiore criticità”. Oggi il Programma aziendale per la gestione dell’emergenza Covid-19 prevede 3 livelli di misure organizzative volte a garantire l’assistenza necessaria e che si declinano in disponibilità fino ad un massimo di 206, 257 e 287 posti letto.

ANCHE LA CHIRURGIA MULTISPECIALISTICA DIVENTERA’ REPARTO COVID

Intanto si sta provvedendo a convertire la Chirurgia Multispecialistica in reparto Covid, come già fatto con le Medicine, l’Ortopedia, la Medicina d’Urgenza e le Malattie Infettive. I 12 posti di terapia intensiva occupati verranno implementati a 16 entro domani. “Insieme ai numeri in aumento – evidenzia la Direzione aziendale – un altro fattore di criticità è rappresentato dalle risorse umane a disposizione: si registrano, purtroppo, assenze significative anche tra il personale sanitario, con contagi avvenuti anche in ambito famigliare”.

AL VIA IL PROTOCOLLO PER LA PRESA IN CARICO DI PAZIENTI COVID A DOMICILIO

Pronto ad essere attuato, intanto, il nuovo Protocollo per la presa in carico dei pazienti covid a domicilio da parte delle Unità speciali di continuità assistenziale (Usca) dei medici di medicina generale e dei pediatri di libera scelta. “Auspichiamo – sottolinea Messori Ioli – che si possa ottenere un importante valore aggiunto da una migliore gestione domiciliare dei pazienti: le evidenze scientifiche, sin qui, ci dicono che oltre il 50% dei casi afferenti ai Pronto Soccorso potrebbe ricevere l’assistenza necessaria a casa e fuori dagli ospedali. Per una situazione come quella piemontese, che vede ospedalizzato un numero di pazienti tra i più alti in Italia, un potenziamento delle azioni di assistenza e cura domiciliare potrebbe davvero ridare respiro all’intero sistema sanitario regionale”.

FORMATO IL PERSONALE DELLE RSA PER L’UTILIZZO DEI TEST RAPIDI

Le difficoltà legate al rapido aumento di casi, che hanno segnato l’operato dei Sisp regionali nelle ultime settimane, si stanno affrontando e risolvendo gradualmente, anche grazie al reclutamento di nuove risorse dedicate ed all’impiego e distacco di operatori da altre Strutture. Per quanto concerne i tamponi, va sottolineato come gli operatori delle Usca, coordinati dalla dottoressa Elena Tamietti, abbiano assicurato la formazione del personale delle Strutture residenziali per anziani astigiane all’utilizzo dei test rapidi.

In questo modo, con esiti rilevabili nell’arco di circa 15 minuti, sarà possibile inquadrare ed isolare immediatamente eventuali casi positivi al Covid-19, passo fondamentale in strutture che, ospitando soggetti prevalentemente anziani e fragili, sono particolarmente esposte ai rischi correlati all’infezione e vanno difese con la massima attenzione.

Redazione