Due ambiziosi detective a caccia di un serial killer intrecciano le proprie vite e la loro stessa identità dall'Egitto fino a Torino; dalle piramidi ai vicoli piemontesi, i protagonisti di questo bel romanzo storico sventano numerose trappole e risolvono una serie di efferati omicidi.
Torino, 1799. Una catena di omicidi, in apparenza legati agli ambienti esoterici e a una loggia massonica, sta terrorizzando la città sabauda, occupata dagli austriaci. Sui crimini indaga un professore di filosofia, Eugenio Caffarel, improvvisato poliziotto, a causa degli sconvolgimenti provocati dalle guerre. Il Cairo, Egitto. All’ombra delle piramidi, pochi giorni dopo la scoperta della stele di Rosetta, un altro antico segreto riaffiora dalle sabbie del deserto.
Se mi chiedessero di definire il romanzo di Fabio Delizzos, torinese, classe ’69, risponderei senza esitazione thriller storico. Gli elementi ci sono tutti: omicidi, atmosfere cupe, un pizzico di esoterismo, giochi di potere ed enigmi disseminati lungo la lettura; la componente storica è, difatti, ben marcata. Delizzos descrive una Torino contesa fra francesi e austriaci. Nel 1799 l'intervento della coalizione austro-russa cacciò provvisoriamente i Francesi, ma, nel 1800, dopo la vittoria di Marengo, le truppe napoleoniche rientrarono a Torino. I detective assumono nomi diversi nel corso della narrazione rendendo necessaria un’attenzione particolare da parte del lettore; inseguono il serial killer fra goffaggini, colpi di scena e momenti brillanti. Rimbalzi e intrecci permettono di incontrare sullo sfondo Napoleone Bonaparte, i principi di Savoia e Josef Radetzky (quello a cui Johann Strauss dedicherà la celeberrima marcia).
I personaggi e i nomi da ricordare sono numerosi e Delizzos se ne serve per tenere in piedi la labirintica architettura del suo romanzo. Le descrizioni sono accurate: “piastre di nuvole”, “tende di cristalli” e “antichi deserti” trovano fertile territorio narrativo fra i portici di Torino, Palazzo Carignano e Porta Palazzo. Fabio Delizzos, fra finzione e realtà, ci permette ci respirare le atmosfere di una Torino ben diversa da come la conosciamo oggi. La Mole Antonelliana nel XVIII secolo non esisteva ancora; il Museo Egizio nemmeno. Ma c'era già un serial killer e la leggenda di Eridano era morbosa ossessione per molti. Secondo una leggenda, il capoluogo piemontese fu fondato dal principe egizio Eridano: la storia è citata nel libro Historia della Augusta città di Torino, scritto nel 1679 da Emanuele Thesauro, uno storico del Seicento della corte di Madama Reale Maria Cristina. Non esistono documenti di ricerca scientifica che confermino la leggenda, ma resta il fatto che il capoluogo piemontese mantiene uno stretto e affascinante legame con la storia egizia. Le domande ora sono molte: Chi è davvero l’affascinante Sofia? Cosa lega le logge massoniche torinesi alle piramidi d’Egitto?
“Pioveva a dirotto, e la strada che portava a Torino era un torrente di fango. Conon (…) aveva perso l’abitudine ai temporali e dimenticato quanto fossero fastidiose le gocce di pioggia che colano lunga la schiena, il pantano freddo che intorpidisce i piedi. Ma piuttosto che lamentarsene, si disse, avrebbe dovuto benedire il temporale: in giro non si vedeva neppure una pattuglia austriaca, benché si trovasse su una delle strade più trafficate del Piemonte.“
Buona lettura.
Editore: Newton Compton Editori
Collana: Nuova narrativa Newton
Anno edizione: 2020
In commercio dal: 3 settembre 2020
Pagine: 384 p., Rilegato
Chi è Paride Candelaresi
Appassionato di musica, letteratura e storia ebraica. Iscritto alla Facoltà di Giurisprudenza, gestisco la mia attività fra mille interessi.
Attualmente consigliere comunale e Presidente della Commissione Cultura del Comune di Asti.
Collaboro con le case editrici: fotografo e recensisco libri di autori piemontesi. La mia citazione preferita è "Colui che dominava gli odori, dominava il cuore degli uomini" (Il profumo, Patrick Süskind).
Lettore compulsivo e Instagram addicted.
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