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Attualità | 16 ottobre 2020, 18:18

Ieri il grido degli infermieri a Roma è volato alto: "Non siamo eroi, ma professionisti" [VIDEO]

Tra loro una trentina di astigiani, per chiedere più tutele per il loro lavoro. In Italia gli stipendi più bassi d'Europa

Ieri il grido degli infermieri a Roma è volato alto: "Non siamo eroi, ma professionisti" [VIDEO]

Tutele e riconoscimenti per un lavoro sempre in prima linea e in trincea.

Un appello forte e accorato quello degli infermieri NurSind che ieri sono scesi in piazza, a Roma per difendere la loro categoria.

Con loro anche 42 persone che non ci sono più, vittime del Covid, presenti comunque con 42 paia di scarpe sanitarie a rappresentarli.

"La paura che si possa tornare a quei giorni di emergenza, ho ancora gli incubi di notte", spiegano alcuni di loro. La mascherina copre la bocca ma non gli occhi che ancora portano l'angoscia di quei momenti, consapevoli che la nuova ondata porterà nuovamente interminabili ore di lavoro e dolore.

Gli infermieri hanno chiesto al Governo riconoscimento per la loro categoria, professionale ed economico e chiedono a tutti noi una maggiore responsabilità.

"Non eroi, ma professionisti" recitava un cartello, perché "non ci sentiamo eroi, abbiamo fatto il nostro lavoro ma la nostra professionalità va riconosciuta".

Presente anche il NurSind di Asti con il Segretario Gabriele Montana

Da Asti una trentina di infermieri che hanno ricordato di essere "Gli infermieri meno pagati di Europa, non dimentichiamo di avere usato sacchi della spazzatura al posto delle tute".

Andrea Bottega, presidente nazionale NurSind spiega: "Essere definiti eroi esenta chi lo dice da ogni azione, è un' affermazione di gratitudine che non ci aiuta a risolvere  problemi o a migliorare la nostra condizione, il nostro lavoro e quindi la qualità dell’assistenza che possiamo dare ai nostri cittadini".

La denuncia

"Il Nursind - continua Bottega - da anni denuncia la cronica carenza di infermieri, la fuga all’estero dei neo laureati dove trovano migliori stipendi e una valorizzazione delle competenze acquisite attraverso una formazione universitaria riconosciuta di alto livello in tutta Europa, non è stato ascoltato e ci siamo fatti trovare impreparati nel momento del bisogno. Il tributo pagato anche per questo è più di 30.000 cittadini morti; tra questi anche più di 40 colleghi che oggi vogliamo ricordare. Professionisti morti, non immuni alla paura e al virus, che non si sono sottratti al dovere di stare con i malati, divisi solo da una mascherina, spesso sbagliata, da un camice, in alcuni casi ricavato dai sacchi della spazzatura".

Betty Martinelli

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