Villanova d'Asti rischia di perdere il suo Centro Ricerche del gruppo Cornaglia, in frazione Brassicarda. Proprio per questo nel pomeriggio di oggi si è svolto un tavolo di confronto in Municipio, convocato dal primo cittadino Christian Giordano. Presente all'incontro anche il presidente della Provincia Paolo Lanfranco.
Il Centro Ricerche, struttura d’eccellenza nazionale e internazionale del Gruppo Cornaglia S.P.A. – riconosciuto dal Ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca, aperto dal 1978 e sito in frazione Brassicarda di Villanova d'Asti – dà lavoro a 42 persone di cui 35 tra impiegati ed ingegneri e 7 operai di età compresa tra 27 e 55 anni; figure altamente specializzate, impiegate nella ricerca e sviluppo, nella realizzazione di prototipi e nella verifica sperimentale dei particolari. Vi si progettano e sviluppano sistemi completi e componenti per autovetture, veicoli commerciali leggeri, autocarri medi e pesanti, autobus e macchinari per l'agricoltura e l'edilizia a livello internazionale.
Ragion per cui le organizzazioni sindacali hanno accolto con sorpresa la comunicazione, da parte della direzione aziendale, della chiusura del centro con previsione del trasferimento momentaneo delle maestranze in un nuovo stabilimento in affitto a Grugliasco (TO) a partire dal primo settembre e poi successivamente, entro 18 /24 mesi, presso lo stabilimento di proprietà sito a Villarbasse (TO). Piano che, come sottolineato dalle organizzazioni sindacali e dalla RSU, provocherebbe disagi a tutti i dipendenti dal punto di vista famigliare (molto di loro hanno figli che frequentano le scuole nel villanovese), economico e logistico.
“Tra l'altro per molti di loro raggiungere dapprima il sito di Grugliasco e successivamente quello di Villarbasse entro l'orario di lavoro ad oggi in vigore è praticamente impossibile, visto che circa la metà dei dipendenti risiede nei paesi limitrofi all'attuale stabilimento”, affermano i rappresentanti sindacali di Fiom CGIL e FIM Cisl.
Le sigle, nel corso di un incontro, hanno chiesto alla direzione dell’azienda di modificare gli orari di lavoro per consentire ai lavoratori di raggiungere i nuovi siti, un contributo economico di circa 300 euro mensili per affrontare le spese di spostamento e la possibilità, per alcuni di loro, di ricorrere allo smartworking. Proposte rigettate dall’azienda, che tramite suoi rappresentanti ha sostenuto non vi sia alcun margine di trattativa.
Le sigle sindacali hanno chiesto allora la proroga della data di inizio trasferimento tenendo anche in considerazione la prossima riapertura scolastica di cui non si conoscono ancora i termini e che richiede un gravoso impegno da parte dei genitori/lavoratori. Inoltre, è stata chiesa la possibilità di avere una mensa in loco, per permettere ai lavoratori di consumare un pasto, o in alternativa convenzioni con locali della zona e aumento dei ticket restaurant. Infine, flessibilità dell'orario di lavoro in entrata, fino alle 9.30.