Cultura e tempo libero - 24 marzo 2020, 18:00

Una lettura al giorno, fino al 3 aprile, per ‘spendere bene’ le ore passate a casa

Oggi Paride Candelaresi ci presenta il romanzo "Intenso come un ricordo", di Jodi Picoult

Ph Paride Candelaresi

“Troppe volte sono uscita dalla mia vita più sopraffatta dall’emozione che guidata dal buonsenso”.

Il consiglio letterario del giorno è Intenso come un ricordo della statunitense Jodi Picoult. Si tratta di un romanzo in cui molti sentimenti vengono chiamati in causa. Il dolore, la perdita, l’umiliazione, ma anche il bisogno di risorgere come una fenice la caduta e l’oblio. L’oblio è quella dimenticanza intesa come fenomeno non temporaneo dovuto ad uno stato di scomparsa definitiva o, perlomeno, di sospensione di un ricordo. Nella mitologia classica l’oblio è associato a Lete, il fiume che conduce all’oltretomba, sia nella tradizione romana che in quella greca. In letteratura il concetto di oblio è stato di frequente usato dato il suo  alto e intrinseco valore romantico e, di fatto, messo sovente al servizio della poesia. Vi si trovano riferimenti in Petrarca (“Passa la nave mia colma d’oblio”)  e in Foscolo (“Involve tutte cose l’oblio nella sua notte”). 

Lo stimolo e la necessità di guardare al futuro con uno spirito migliorato e non filtrato attraverso la nebbi dei ricordi è alla base della narrazione di Jodi Picoult. 

La descrizione dell’editore: “Sage Singer è una ragazza solitaria. Evita ogni contatto con il mondo, nasconde il proprio volto sfregiato in seguito a un incidente, si rifugia in una relazione clandestina perché le consente di non impegnarsi fino in fondo. Finché non stringe amicizia con un vecchio signore, Josef Weber. Insegnante in pensione, di origine tedesca, Weber è un filantropo benvoluto da tutti nella piccola comunità in cui vive. Ma un giorno, contando sul rapporto di stima e affetto che li lega, Weber chiede a Sage un favore molto particolare che sconvolgerà la ragazza. Scioccata, confusa, Sage non acconsente ma non può rifiutarsi di ascoltare la confessione dell'anziano amico. Weber è stato nelle SS ed era fra le guardie di Auschwitz. E la nonna di Sage è una sopravvissuta ai campi di sterminio... Come si può reagire quando si capisce che la persona che si ha di fronte incarna il male assoluto? È possibile cancellare un passato criminoso con un comportamento irreprensibile? Si ha il diritto di offrire perdono anche se non si è la vittima diretta di un'ingiustizia? E... qualora Sage accogliesse la richiesta di Weber, si tratterebbe di vendetta... o di giustizia.”

Nel romanzo Intenso come un ricordo (titolo originale The Storyteller, traduzione di Lucia Corradini Caspani) Jodi Picoult indaga quel confine sottile che si viene a creare tra vittima e carnefice. La protagonista, figlia di genitori di origine ebraica, riesce a scuotere le coscienze dei lettori ponendo loro una domanda: concedere o meno il perdono a chi si è macchiato di crimini atroci e scritto una pagina indelebile della Storia?

L’ispirazione per la redazione del libro, che in pochi mesi vendette nei soli Stati Uniti più di un milione di copie, è nata dalla lettura del libro Il girasole. I limiti del perdono di Simon Wiesenthal (1908-2005). In quel volume “il cacciatore di nazisti” austriaco racconta la sua prigionia in un campo di concentramento e di quando fu portato al cospetto di un nazista che in punto di morte voleva e ottenere il perdono da un ebreo per tutte le violenze e le atrocità commesse. Si sa, il confine fra bene e male è sottile, e la filosofia si occupa di questi temi da secoli ma, in quel caso, il confine, così tanto sottile non lo era. L’autrice ha dichiarato a tal proposito: “Il dilemma etico che ha dovuto affrontare Wiesenthal è stato oggetto di innumerevoli analisi filosofiche e morali sulle dinamiche esistenti tra le vittime del genocidio e i carnefici, e mi ha fatto pensare a cosa sarebbe successo se la stessa richiesta di perdono venisse fatta molti decenni dopo alla nipote di una vittima”.

Il ritmo della narrazione si muove con lentezza fra episodi rarefatti e si, perché pur essendo questo un libro che si potrebbe leggere tranquillamente tutto d'un fiato va preso a piccole dosi perché l'intensità con cui vengono raccontati i fatti investe il lettore lasciandolo senza respiro.

“Se dovessi chiudere tutta la tua vita in una valigia, non solo le cose utili, come i vestiti, ma anche i ricordi delle persone che hai perduto e della ragazza che sei stata un tempo, cosa porteresti con te? L’ultima fotografia di tua madre? Una regalo di compleanno della tua migliore amica, un segnalibro ricamato con le sue mani? La matrice di un biglietto del circo itinerante che era venuto in città due anni prima, quando tu e tuo padre trattenevate il fiato mentre donne coperte di lustrini volavano nell’aria e un uomo coraggioso infilava la testa tra le fauci di un leone? Li porteresti con te per sentirti a casa ovunque tu vada, o per il bisogno di ricordare da dove provieni?”.

Paride Candelaresi