Come ben noto – anche perché, in più occasioni, sono stati gli stessi pentastellati a farsene vanto per rimarcare la loro diversità rispetto il resto della classe politica – una norma dello statuto del Movimento 5 Stelle prevederebbe che i deputati e senatori eletti nelle file del Movimento restituiscano mensilmente una parte delle indennità ricevute e versino almeno 2.000 euro al mese, a titolo di contributo, su un conto corrente intestato al capo politico Luigi Di Maio e ai capigruppi di Camera e Senato.
Il condizionale è d’obbligo perché, stando ad un articolo recentemente pubblicato sul prestigioso “Corriere della Sera”, la stragrande maggioranza di deputati e senatori pentastellati non sono in pari in quanti a versamenti effettuati. Per averne un riscontro, è peraltro sufficiente collegarsi al sito www.tirendiconto.it/ per appurare che nel 2019 che volge al termine appena 5 Senatori (Giorgio Fede, Barbara Floridia, Gabriele Lanzi, Arnaldo Lomuti e Fabrizio Trentacoste) su 101 e 10 deputati (Raffaele Bruno, Stefania Ascari, Lucia Azzolina, Antonio Federico, Riccardo Olgiati, Davide Serritelle, Carlo Sibilia, Arianna Spessotto, Luca Sut e Davide Tripiedi) su 216 hanno regolarmente versato le quote richieste.
Molti loro colleghi hanno interrotto i versamenti nel corso dell’anno, con un picco sul finire dell’estate, in corrispondenza della crisi del governo precedente e della nascita del Conte II. Tra di loro figurano nomi anche illustri quali quello dei ministri Alfonso Bonafede (ultimo versamento effettuato a luglio), Federico d’Inca (marzo) e degli ex ministri Barbara Lezzi (luglio), Giulia Grillo (marzo) e Danilo Toninelli (maggio)
Infine – sempre facendo riferimento al portale web www.tirendiconto.it, gestito dallo stesso Movimento – chiunque può facilmente verificare che vi è anche un gruppetto di senatori e deputati che, nel corso del 2019, non risultano aver effettuato alcun versamento. Tra di loro – oltre a nomi mediaticamente noti quali quello del senatore Michele Giarrusso e del deputato e ministro dell’Istruzione Lorenzo Fieramonti – numerosi “peones” (definizione che, nel gergo del giornalismo politico, identifica parlamentari meno noti e mediaticamente esposti rispetto ad altri colleghi) tra cui anche il deputato astigiano Paolo Nicolò Romano.
Cercando la sua scheda sul portale, la rendicontazione è ferma al dicembre 2018, data alla quale risultava aver restituito, da quand’è parlamentare (ovvero dal 15 marzo 2013), 182.265,51 euro. Mentre le voci relative tutte le mensilità del 2019 danno il medesimo risultato, ovvero “dati non ancora disponibili”.
Va altresì doverosamente sottolineato che il mancato adempimento ai versamenti non comporta alcuna conseguenza pratica sul piano erariale, poiché si tratta di denaro che i deputati e senatori ricevono legittimamente e “alla luce del sole”. Però, nondimeno, il mancato saldo, da effettuarsi entro il termine dell’anno solare, di quanto dovuto per norma interna espone gli inadempienti al giudizio dei probiviri del Movimento, con sanzioni disciplinari che possono arrivare, nei casi estremi, fino all’espulsione.